Serie A
“Non succederà più”: Conte, la Juve e una storia definitivamente conclusa

Conte e la Juve, non succederà più.
Il calcio, si sa, vive di ritorni. Di amori che rinascono, di ferite che si rimarginano, di destini che si incrociano nuovamente. Ma, a volte, proprio come cantava Claudia Mori nel celebre duetto con Celentano, “non succederà più”. E per il cuore di un tifoso juventino, oggi queste parole risuonano con un’amarezza che va oltre la delusione sportiva, un dolore che si fa sentire. Antonio Conte, quello che è stato bandiera, capitano e condottiero, ha scelto: resta al Napoli, rifiutando così il forte corteggiamento della Vecchia Signora che evidentemente, per il tecnico leccese, non gode più di quel fascino ammaliante di un tempo. Una scelta che chiude, in maniera definitiva, le porte a un terzo e (da alcuni) sognato capitolo in bianconero, lasciando dietro di sé non solo delusione, ma quasi un senso di tradimento, difficile da spiegare proprio perché caratterizzato da un sapore che non è quello solito.
Conte ha scelto, ma questa volta per sempre
Già, perché questa volta l’attesa era diversa, quasi un’agonia, carica di nostalgia e desiderio. Mai come ora, tanti tifosi della Juventus speravano ardentemente in un suo ritorno. Dopo anni di alti e bassi, dopo l’addio di figure storiche e un riassetto societario che vedeva John Elkann in prima linea nel ridisegnare i vertici, si respirava nell’aria la possibilità di riabbracciare quello che, nonostante tutto, continuava ad essere tratteggiato come un simbolo della juventinità. Nelle ultime settimane, le voci di alcuni importanti addii in società avevano riacceso la miccia della speranza, alimentando la convinzione che questi cambiamenti fossero dettati anche da una precisa volontà dello stesso Antonio Conte. Il popolo bianconero era pronto a riaccoglierlo non solo come un allenatore, ma come il vero e proprio salvatore, uno dei pochi in grado di ridare anima e orgoglio a una squadra apparsa più volte svuotata nell’identità e nel senso di appartenenza.
I tifosi erano disposti a perdonargli ogni cosa: anche quell’addio burrascoso nel luglio del 2014, anche il fatto di aver allenato l’Inter, storica rivale, e persino quel gesto del dito medio rivolto a uno dei presidenti più vincenti della storia, Andrea Agnelli. Si sussurrava che sarebbe tornato “anche per un tozzo di pane”, pur di rimettere a posto le cose, tanta era la fede in lui. Ma quelle voci sono state spazzate via da un’unica, dolorosa realtà: “non succederà più”. Il richiamo di quel Napoli, che solo pochi giorni fa gli ha regalato la gioia più grande, quella dello Scudetto, è stato più forte. Un colpo al cuore per chi, fino all’ultimo respiro, aveva creduto nel suo ritorno.
Conte e la Juve: ora è davvero finita
Perché la storia di Antonio Conte con la Juventus, che mai come oggi appare sbiadita e quasi insipida, è intessuta nel DNA bianconero. Si parla, infatti, dell’Antonio che ha sudato sul campo, che ha alzato trofei da capitano, incarnando lo spirito di sacrificio di quella “vecchia guardia” che non mollava mai. Poi, l’inizio di quella esperienza da allenatore, nell’estate del 2011, prendendo per mano una squadra smarrita e trasformandola in un’armata invincibile. Tre Scudetti consecutivi, con la stagione iconica dei 102 punti nel 2013-2014, che ha fatto sognare generazioni e riempito l’Allianz Stadium di un’energia indomita, facendo quasi passare in secondo piano – perché il popolo bianconero era disposto a perdonargli tutto – la disastrosa campagna europea dell’ultima stagione. La sua fame inesauribile, la sua grinta contagiosa, la sua capacità di infondere un senso di appartenenza e identità come pochi altri. Poi, quel luglio 2014, l’addio improvviso, una ferita che non si è mai completamente rimarginata. Una rottura dolorosa, una “distanza di vedute” che, all’epoca, sembrava inconcepibile per un uomo che aveva dato tutto per quei colori, ricevendo in cambio un amore incondizionato. Ma quella decisione, oggi, assume un sapore e un odore diverso, alimentando il retropensiero di coloro che nutrono la convinzione che se qualcuno ti tradisce una volta, può sicuramente rifarlo.
Perché se allora prevaleva l’incredulità per un distacco inaspettato, oggi c’è l’amara consapevolezza che da quello stesso distacco non si tornerà mai più indietro. Quella speranza di ricomposizione, alimentata nelle ultime settimane, si è infranta contro una realtà che fa male, un dolore sordo. Le sue avventure successive, certo, hanno creato una freddezza quasi naturale, ma la scintilla, per molti, non si era mai del tutto spenta. Si credeva nel ritorno di quello che fu figlio, padre e condottiero, capace di rimettere in riga tutto e tutti e che, dietro qualche dichiarazione al miele, ha sempre “portato a spasso” parte della tifoseria bianconera. Oggi, però, nemmeno le sue stesse parole sembrano più credibili. Quella famosa intervista dalla Fagnani, in cui dichiarò di essersi pentito di aver lasciato la Juventus nel 2014, risuona ora come una verità vacillante, svuotata di significato dalla sua ultima e definitiva scelta.
“Quando ho bisogno di te, succede che tu non ci sei”
“Non succederà più”, canta Claudia Mori. E quella musica armonica, questa volta, appare come un vero e proprio lamento nel cuore bianconero. L’era Conte-Juventus, con i suoi trionfi indimenticabili e il suo brusco epilogo, è un capitolo glorioso e immortale, ma il sogno di una nuova alba si è dissolto come neve al sole. Resta un ricordo vivido, quasi una beffa del destino: quello di Juventus-Napoli 0-0 della stagione appena trascorsa, quando Conte, da tecnico avversario, concluse la partita con il giro di campo all’Allianz Stadium, accolto da scroscianti applausi da parte del pubblico della Vecchia Signora. Un gesto di affetto immenso, una tacita e incondizionata riconciliazione a distanza. Ma oggi, dopo la sua scelta di restare a Napoli, quei ricordi rischiano di assumere una luce diversa, velata da una delusione che potrebbe trasformare l’ammirazione in un’amara indifferenza – se non peggio – al prossimo incrocio. Il cuore bianconero, che aveva aperto le porte al perdono, ora si ritrova con una nuova ferita e con la consapevolezza che no, non succederà più.
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