Calcio Internazionale
Inter, dall’amarezza di Monaco alla sfida Mondiale: Chivu per la rivincita d’America

La cicatrice è ancora fresca, visibile. L’immagine della coppa alzata al cielo di Monaco dal Paris Saint Germain al termine di una finale di Champions League dove i meneghini sono stati malamente sconfitti per 5-0 è l’ultima istantanea dell’era di Simone Inzaghi. Un ciclo ricco di trofei nazionali ma chiuso con la più grande delle amarezze e con l’addio del tecnico, che ha ceduto alle sirene arabe dell’Al-Hilal. Da quella notte, però, l’Inter ha deciso di non piangersi addosso, ma di ripartire. E lo ha fatto scegliendo il suo DNA, la sua storia: sulla panchina per l’assalto al Mondiale per Club 2025 siede Cristian Chivu.
Inter, si riparte da Chivu: al Mondiale con un protagonista del Triplete
Una scommessa coraggiosa, una dichiarazione d’intenti. In un calcio dominato dai petroldollari, l’Inter risponde guardando in casa, promuovendo l’uomo che ha forgiato la Primavera campione d’Italia. A Chivu il compito più difficile: ereditare una squadra forte ma ferita e trasformare la delusione in fame di rivincita. Il palcoscenico è di quelli che fanno tremare i polsi: il nuovo, rivoluzionario Mondiale per Club a 32 squadre negli Stati Uniti.
La qualificazione, ironia della sorte, è arrivata grazie al ranking maturato proprio nel percorso europeo che ha portato a quella finale perduta. Ora, quel diritto acquisito con sudore e lacrime diventa l’occasione per la redenzione. Chivu sa di non avere tra le mani una squadra da ricostruire, ma da rigenerare nello spirito. La sua ricetta è chiara: la “grinta” che lo rese un idolo del popolo nerazzurro e un’idea di calcio che unisce la solidità del 3-5-2 a un pressing asfissiante e al coraggio di lanciare i giovani.
La rosa che si prepara a sbarcare in America è un mix esplosivo. I senatori, da capitan Lautaro Martinez a Barella e Bastoni, sono i primi a volere il riscatto. Loro, a Monaco, c’erano e hanno il dente avvelenato. Accanto a loro, la vera firma del nuovo tecnico: l’integrazione in pianta stabile di due o tre dei suoi “ragazzi terribili” della Primavera, talenti pronti a portare spensieratezza e imprevedibilità. L’esperienza di chi ha già sfiorato il tetto d’Europa unita all’energia di chi sogna di conquistarlo.
L’Inter non parte favorita. Club come il Manchester City, il Bayern Monaco e proprio quel PSG carnefice di Monaco sembrano avere qualcosa in più. Ma è nel ruolo di “mina vagante” che i nerazzurri possono esaltarsi. Una squadra arrabbiata, organizzata e tatticamente ostica è l’avversario peggiore in un torneo così compresso. Chivu lo sa e lavora sulla testa dei suoi giocatori: trasformare ogni partita in una battaglia, onorare la maglia e lottare su ogni pallone.
L’America attende, il mondo osserva. Per l’Inter di Chivu, questo Mondiale non è solo la caccia a un trofeo. È l’opportunità di trasformare una cicatrice dolorosa nel primo, indelebile tatuaggio di una nuova era vincente.
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