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Serie A

Boban: “Io e Maldini contro la società. Avevo preso Olmo e Szoboszlai, ce li negarono”

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Zvonimir Boban (foto di Salvatore Fornelli)

L’ex giocatore e dirigente del Milan Zvonimir Boban ha parlato in un’intervista della sua passata esperienza al Milan, dei progetti andati in porto e di quelli saltati, la battaglia contro il fondo d’investimento, il licenziamento e le operazioni di mercato. Lo ha fatto ai microfoni di “Milan Hello” di Andrea Longoni.

L’intervista di Boban contro il Milan

MILAN: “Io lascio la FIFA, Paolo (Maldini ndr) mi chiama quando Leonardo è andato via. Il mio lavoro alla FIFA era completo. Paolo (Maldini ndr) voleva andare via, gli dissi: ‘Sei più tu Milan del Milan che c’è oggi, non puoi andare via‘. Così sono partito per Milano, ero felice di tornare nella società che amo profondamente. Arrivo, mi rendo conto che la squadra va cambiata tutta e di fatto in sei mesi abbiamo cambiato 13 giocatori. Era chiaro che non eravamo completi, infatti dopo il mercato dico in un’intervista che i bimbi da soli non possono giocare. E in società erano abbastanza incazzati. Prendiamo Kjaer e Ibrahimovic, due innesti fondamentali

GIOCATORI: “C’era un accordo con Paolo: lui aveva più da dire sui difensori. Lo facevamo insieme, riuscivamo perché c’era troppo rispetto tra di noi. A volte mi piaceva qualche difensore, che per Paolo era un disastro. Invece sull’inquadratura tattica, io che ho giocato centrocampista in tutti i sistemi, capivo certe dinamiche meglio di Paolo. Alla fine sceglievamo insieme i giocatori, non c’è mai stato un giocatore preso senza che l’altro non fosse d’accordo

SAELEMAEKERS: “L’operazione Saelemaekers è stata simpatica, ho fatto abbastanza tutto io: operazione da 6 milioni, diventata poi da 8. Devo dire, per non essere inelegante, che ho fatto delle cose con Furlani molto strane nel senso che dovevamo convincere Gordon Singer di lasciarci almeno un po’ di soldi dalla vendita di Suso e di Piatek

Lo scontro in società

Quando ti accorgi che qualcosa non va?
Dall’inizio. Già con Paolo quella volta a casa quando mi hanno raccontato l’idea di come funziona mi sono detto: ‘Allora dobbiamo lottare contro la nostra proprietà per il bene del Milan’. E Paolo mi fa: ‘Più o meno‘. L’ho accettata come una sfida, per me è finita presto ma rifarei tutto perché andava fatto. Già ad agosto mi hanno tolto il potere di firma. A tutti quelli che vogliono sapere come sono andate le cose dico, leggete l’intervista di Paolo Maldini a ‘La Repubblica’: quella è la sacrosanta verità. 

DELEGITTIMATO: “Sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto. Si è dimostrato, non col mio lavoro, ma con Paolo e Ricky bravissimi nonostante le difficoltà a creare un grande cammino. Poi si è vinto lo scudetto. Io avevo firmato un contratto di tre anni e doveva essere: il primo di pulizia, il secondo di stabilità e il terzo di competitività. Ma loro dopo tre mesi ci hanno quasi delegittimato

AMBIZIONE, MILANISMO, ITALIANITÀ: “De-milanizzazione, quella era la paura. Era chiaro che si volesse far perdere quell’appartenenza. Tutto il mondo sa cosa è il Milan, loro hanno messo ‘Always Milan’ anche sul pullman. L’idea è quella, che i tifosi diventano clienti, i giocatori diventano asset. E via così, questa è la loro via

LICENZIATO: “Alla fine la giusta causa non sussiste, è stato dimostrato. Nel secondo grado è stata tolta la parte che il Milan doveva pagarmi per la reputazione. Però la giusta causa, che è la cosa più importante per me personalmente, non esiste. Adesso ci dobbiamo ancora trovare per chiuderla in santa pace

MONCADA: “Moncada è un ottimo scout o capo scout, ma dopo i giocatori li sceglievamo noi. Lui te li presentava e non entrava mai nel merito, anche elegantemente. Perché non è il suo, cosa ne sa lui cosa vuol dire giocare a San Siro o meno? Credo che abbiamo dimostrato di capire chi poteva e chi no

Acquisti negati

Prosegue l’intervista di Boban e lancia delle indiscrezioni di mercato clamorose, affari che non si sono chiusi per volontà del fondo e della società secondo l’ex dirigente del Milan

DANI OLMO E SZOBOSZLAI: “Personalmente sono andato a chiudere Dani Olmo. Non hanno voluto farlo, era gennaio 2020. Era tutto accordato, si doveva magari alzare qualcosa, ma era un affare da 18 più 2. Non ho ricevuto risposta, era un no. Poi abbiamo preso anche Szoboszlai, era tutto accordato: 20 milioni della clausola col Salisburgo. Anche lì negato. Poi ho cercato di vederli e non ci hanno voluto vedere per due mesi. Eravamo d’accordo che tutto quel che vendevamo sarebbe stato reinvestito: quindi c’erano quasi 50 milioni da Suso e Piatek, questi due (Olmo e Szoboszlai) sarebbero arrivati da quei due. Szoboszlai si chiude a Innsbruck, Paolo non era andato perché aveva paura che lo riconoscessero. Quindi Ricky e io siamo andati col papà di Szoboszlai. Avevamo chiuso l’affare, il ragazzo voleva venire subito: negato. Ho dovuto dirgli: ‘Guarda, vediamo per l’estate’.




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