Serie A
Lo vedi il tempo che se ne va: l’ultima di Vlahovic allo Stadium

A meno di tanto clamorosi quanto improbabili colpi di scena, Juventus-Udinese sarà l’ultima partita di Dusan Vlahovic all’Allianz Stadium in maglia bianconera.
Già, l’ultima davanti ai propri tifosi. Quegli stessi tifosi a cui, poco più di tre anni anni fa, e più precisamente il 6 febbraio del 2022, erano bastati solamente 13 minuti per sperare di aver trovato quell’attaccante che avrebbe risolto i tanti problemi realizzativi della squadra, che con l’addio di Cristiano Ronaldo faticava terribilmente a trovare la via del gol.
Ve lo ricordate quel momento? Juventus-Hellas Verona, la palla che arriva a quel giocatore che, fino a qualche giorno prima, faceva impazzire il pubblico di Firenze. Vlahovic contro Montipò. Montipò contro Vlahovic. E tutti i supporters bianconeri – chi seduto, chi in piedi – in trepidante attesa di capire il valore di quel giocatore, trasferitosi sotto la Mole per una cifra attorno ai 90 milioni di euro.
L’attaccante serbo non delude e opta per un pallonetto mancino che supera l’estremo difensore avversario e si infila a pochi centimetri dal palo: è il primo gol della sua nuova avventura in bianconero, il primo in quello stadio in cui domani giocherà la sua ultima partita con quella maglia.
E vi ricordate chi fece l’assist? Maledetta nostalgia.
Vlahovic e la Juve, e poi cosa è successo?
Ancora l’Allianz Stadium come simbolo dell’esplosione d’amore iniziale tra Dusan Vlahovic e il tifo della Juventus.
Solo 5 giorni dopo la sfida con il Verona, l’11 febbraio il serbo decide un’altra partita, questa volta di Coppa Italia. Juventus-Sassuolo è bloccata sull’1-1, anche grazie ad alcuni interventi super di Pegolo, in stato di grazia. L’allora numero 7 della Juventus (il 9 era sulle spalle di Morata), a due minuti dal termine, decide che è arrivato di nuovo il momento di far esplodere di gioia lo Stadium. In contropiede, defilatissimo sulla sinistra e senza compagni a seguirlo, si lancia in una meravigliosa azione in solitaria: con forza e caparbietà salta Muldur, si accentra per scaricare il sinistro e scaglia il pallone verso la porta. Il tiro, deviato da Tressoldi, finisce in rete e porta la Juventus in semifinale.
Esordio in campionato, gol. Esordio in Coppa Italia, gol.
Poteva mancare la marcatura all’esordio in Champions League? Ovviamente no. 33 secondi. Il tempo necessario per realizzare il suo primo gol nella massima competizione europea. Una rete che consentì all’ex viola di entrare nella storia del club: si trattò, infatti, del gol più veloce di un esordiente della Juventus in Champions.
Era il 22 febbraio. In 15 giorni Dusan Vlahovic riuscì nell’impresa di far innamorare un intero popolo, quello bianconero, ancora scosso dall’addio del suo Re.
Ma nonostante le premesse, il regno di Dusan non era destinato a durare a lungo.
Dai paragoni scomodi al lento declino
Da Haaland a Higuain, passando per Vieri e Trezeguet. Tanti i paragoni scomodi tra Dusan Vlahovic e i fuoriclasse del suo ruolo, presenti e passati.
Paragoni che se prima hanno fatto sognare il popolo bianconero, lo hanno poi repentinamente gettato nel più totale sconforto quando la realtà ha mostrato un altro volto dell’attaccante serbo, quello più problematico e spigoloso, quello di un attaccante terribilmente incostante e vittima della sua stessa emotività.
Perché se sui limiti tecnici – evidenti fin dall’inizio – aleggiava la speranza di un possibile miglioramento dettato dalla giovane età del ragazzo, la sensazione che poco si potesse fare dal punto di vista della gestione mentale delle partite diventava sempre più forte, anche tra gli addetti ai lavori. Un limite sottolineato anche dall’allora allenatore dei bianconeri, Massimiliano Allegri.
14 gol nella sua prima stagione intera alla Juventus (10 in Serie A, 1 in Champions League, 3 in Europa League), 18 nell’anno 2023/2024 (16 in Serie A, 2 in Coppa Italia). Troppo? Troppo poco? Direbbe Alessandro Borghese nella sua nota trasmissione. Non si tratta, però, di cifre, quanto piuttosto della costante sensazione di vedere e di vivere un giocatore molto distante dalle aspettative iniziali, lontano dagli standard bianconeri, capace di volare sulle ali dell’entusiasmo nei momenti positivi della squadra e di sprofondare nello sconforto più assoluto quando le cose non funzionano. Insomma, non quel trascinatore che la società bianconera credeva di aver strappato alla Fiorentina.
Ho parlato, poco fa, di limiti.
“E se il limite di Vlahovic fosse l’allenatore?”. Una domanda che per due anni e mezzo ha invaso salotti televisivi e live social e che ha diviso la tifoseria della Vecchia Signora. Un quesito che ha “protetto” Dusan e il suo rendimento sottotono, che gli ha consentito di ripararsi dietro un alibi che aveva poca aderenza con la realtà, ma che permetteva non solo al giocatore, ma anche ai suoi sostenitori, di poter sperare che quella vissuta in quel febbraio del 2022 non fosse solamente un’enorme allucinazione collettiva.
E poi quel 15 maggio 2024. Quel gol decisivo in finale di Coppa Italia, contro l’Atalanta. E quell’addio burrascoso di Massimiliano Allegri, con conseguente avvio di un nuovo progetto. E Vlahovic di nuovo al centro. “Questa volta per davvero”, disse qualcuno.
Con quella maledetta spada di Damocle dell’ingaggio a salire sullo sfondo…
Motta e Dusan: storia di un amore finito male
Stagione 2024/2025. Inizia l’era Thiago Motta, con Dusan Vlahovic come unico riferimento offensivo della nuova Juventus dell’ex tecnico del Bologna, considerando i problemi di natura fisica del lungodegente Milik.
Pronti via, tanti errori sotto rete contro il Como – tanto per far capire che no, i limiti tecnici non erano improvvisamente spariti con il cambio allenatore – e poi quella meravigliosa doppietta in casa del Verona, a instillare qualche dubbio nei confronti dei suoi detrattori e a far sperare più in generale i suoi tifosi di aver ritrovato quel goleador che negli anni sembrava si fosse clamorosamente perso per strada. Poi i tre 0-0 consecutivi, le critiche per i gol sbagliati e le prestazioni anonime. Insomma, sempre la stessa storia, un costante loop che ha segnato l’avventura di Dusan Vlahovic nel capoluogo piemontese.
Con la speranza costante che potesse, prima o poi, scattare quella scintilla in grado di far riaccendere la fiammella dell’amore. Un po’ come quei 4 gol in 5 giorni, tra il 28 settembre e il 2 ottobre, contro Genoa e Lipsia, conditi da esultanze polemiche, di rabbia, e amplificati da quelle voci che vedevano nella precedente gestione il male assoluto per il rendimento di Dusan.
Come potete immaginare, la storia è un’altra. Perché uscire da un loop è difficile, quasi impossibile… perché se mentalmente non sei forte, l’errore è sempre dietro l’angolo, specie a certi livelli.
Come quello commesso il 16 novembre, con la maglia della Serbia. Quelle dichiarazioni sul modo di giocare più semplice e più efficace rispetto a quanto chiesto da Thiago Motta a Torino. Dichiarazioni che all’allora allenatore della Juventus – che in diverse circostanze ha dimostrato di far fatica ad accettare qualsiasi forma di critica – non sono andate giù. E poi il declino, questa volta definitivo, con l’arrivo di Kolo Muani sotto la Mole.
Vlahovic finisce nel dimenticatoio, sparendo quasi del tutto dal rettangolo di gioco.
Ma c’è ancora un’ultima possibilità per l’attaccante serbo. Il 23 marzo 2025 la Juventus esonera Thiago Motta. Al suo posto ecco Igor Tudor, colui che qualche anno prima lo definì l’attaccante più forte della Serie A, più di quell’Osimhen che oggi potrebbe prendere il suo posto. Come è strano il destino.
Lo vedi il tempo che se ne va: l’ultima di Vlahovic allo Stadium con la maglia della Juventus
Prima coccolato, poi dimenticato.
Finisce così anche con Igor Tudor, che mette Vlahovic al centro dell’attacco e lo incensa fin dalla prima conferenza stampa di presentazione.
Il copione, dunque, non cambia: l’ex Fiorentina, complice anche un infortunio, finisce di nuovo alle spalle di Kolo Muani nelle gerarchie del reparto offensivo bianconero.
Tre allenatori differenti (4 se consideriamo anche le ultime 2 giornate della passata stagione, con in panchina Paolo Montero), stessa sorte e un giudizio, questa volta definitivo, che non lascia spazio a troppe interpretazioni.
E ritorniamo all’inizio.
Già, perché a meno di tanto clamorosi quanto improbabili (a questo punto, aggiungerei quasi impossibili) colpi di scena, Juventus-Udinese sarà l’ultima partita di Dusan Vlahovic all’Allianz Stadium in maglia bianconera.
“Balliamo un’ultima volta ma è già finita la musica”.
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