Gennaro Gattuso: l’uomo giusto al momento giusto

Gennaro Gattuso è il nuovo CT della Nazionale italiana. Non una sorpresa, dato che la notizia girava già da un po’ di tempo, e le conferme erano arrivate prima dal papà dello stesso Rino, poi da Gigi Buffon dopo la partita dell’Under 21. Si tratta del nono commissario tecnico per gli azzurri dal 9 luglio 2006. Una data storica che coincide con l’ultima partita dell’Italia in una fase a eliminazione diretta della Coppa del Mondo. Diciannove anni sono troppi, ma lo sono anche gli undici senza nemmeno partecipare a un Mondiale (che diventeranno almeno dodici prima dell’inizio del prossimo). 

Il disastro di Ventura prima e di Mancini poi, rischia di concretizzarsi per la terza volta consecutiva: a Gattuso il compito di riportarci al Mondiale, mettendo non solo una pezza a quanto combinato da Spalletti finora, ma restituendo alla maglia azzurra una propria identità. Proprio come quella Nazionale, la sua, più volte citata dai Thegiornalisti in  “Questa nostra stupida canzone d’amore”.

Un’identità chiara, un cuore azzurro

Da giocatore, “Ringhio” ha incarnato al massimo livello lo spirito della Nazionale italiana: sacrificio, compattezza, senso del gruppo. La sua esperienza da commissario tecnico riporterebbe quegli stessi valori in un contesto oggi troppo lontano dai suoi tempi.

Le sue esperienze in panchina — dal Milan al Napoli, fino alle avventure all’estero — lo hanno formato e temprato. A Napoli ha vinto una Coppa Italia con un gruppo non facile, subentrando a stagione in corso dopo l’esonero di Ancelotti, dando dimostrazione di saper gestire spogliatoi complessi. Ha saputo valorizzare giovani talenti, motivare veterani e tenere il gruppo unito nei momenti più duri. La Nazionale, oggi, ha bisogno proprio di questo: leadership autentica.

Un uomo che non recita

Gattuso non è costruito. Non indossa maschere, non si piega alle mode del momento, non pronuncia parole vuote. Quando parla, si percepisce il peso dell’esperienza e il valore dell’onestà. Nei suoi occhi c’è ancora il fuoco di chi ha lottato in ogni angolo del campo, ma oggi quella fiamma arde nella sua visione da allenatore.

In un’epoca in cui il calcio spesso si perde tra algoritmi e narrazioni patinate, Gattuso rappresenta una figura controcorrente: un tecnico che antepone l’uomo al calciatore, che pretende sudore prima del talento, che sa farsi amare dai suoi giocatori proprio perché prima di tutto li rispetta.

Il calcio di Gattuso: equilibrio e anima

Tatticamente, Gattuso non è un rivoluzionario, ma nemmeno un tradizionalista ottuso. Le sue squadre cercano equilibrio tra fase difensiva e ripartenze rapide, con un’attenzione maniacale ai dettagli e alla compattezza. Non è il calcio champagne, ma è un calcio credibile. E dopo i troppi esperimenti recenti, l’Italia ha bisogno di tornare a essere squadra prima ancora che spettacolo. Per battere Estonia, Israele, Norvegia e Moldavia non serve né la costruzione dal basso che va tanto di moda ultimamente, né il tiki-taka di Guardiolana memoria. 

La figura dell’allenatore calabrese potrebbe essere centrale anche per il rilancio del “sistema Italia”, capace di motivare e far crescere una nuova generazione azzurra troppo spesso smarrita tra aspettative e pressioni.

Non solo cuore, ma visione

Scegliere Gattuso non significa affidarsi solo al cuore, alla nostalgia o al “ringhio” simbolico del passato. Significa invece scommettere su un uomo che ha già saputo dimostrare maturità, evoluzione e una profonda comprensione del calcio moderno. È un tecnico che ha sofferto, vinto, sbagliato e imparato. E questo lo rende più pronto di molti altri.

L’Italia ha bisogno di un’identità forte, di una guida che parli chiaro, che riporti entusiasmo e coerenza. Gattuso è questo: un uomo vero, per una Nazionale che vuole tornare a essere vera protagonista.